Roma, 12/7/04
Cielo grigio, freddo , e martellante di pioggia.
La mattina della partenza ce l’aveva messa tutta per non infliggerci anche la beffa di una giornata azzurra, oltre al rimpianto di dover comunque tornare a Roma.
Tanto piove , abbiamo sempre potuto dire.
E noi in fondo per tutta la settimana abbiamo schivato le poco rassicuranti previsioni dei bollettini meteo riuscendo a portare a termine al meglio tutto il nostro programma di arrampicate in montagna.
Per me che era una delle primissime volte , avendo solo partecipato al programma propedeutico di uscite sul Gran Sasso (rivelatosi peraltro alquanto utile!) le Dolomiti sono state una scoperta emozionante.
A parte la felicità di stare aggrappati ad uno spigolo, sospesi su un terrazzino a precipizio su una verticale strapiombante, e di essere circondati da un panorama di guglie, di creste , di piani inclinati
precipitanti in ripide pareti, di torri di roccia, di avere di fronte la massa scintillante di neve della Marmolada o , a scelta, il cono compatto e arrotondato della Tofana , che cela la sua severità dietro il colore rosa aranciato delle nude pareti.
A parte tutto questo si è aggiunta la scoperta di una dimensione che conoscevo poco dell’andare in montagna, quella del gruppo, della condivisione , dell’essere letteralmente legati l’uno all’altro, che per me, individualista come sono, è qualcosa che si aggiunge e arricchisce il mio senso un po’ solitario, intimo e silenzioso della montagna.
In cordata nessuno può farsi i cavoli propri. Si è sempre al lavoro per sé o per gli altri.
La competizione non ha senso. La fiducia e la solidarietà sono essenziali. Come peraltro anche la consapevolezza personale, il senso di responsabilità e la concentrazione, cioè l’essere sempre presenti e partecipi.
Direi che la mente impara e si allena anche più del corpo, e le braccia e le gambe si muovono con più sicurezza se assecondano il respiro, e se attraverso il respiro entrano a far parte di noi la sostanza solida della roccia, e la vertigine dell’aria , il cielo verso cui ci piace andare , e la terra che ci rende saldi.
Se ho vissuto tutto questo lo devo molto anche ad Ulisse e a Maurizio, i maestri Yama di questa settimana in Dolomiti,che dell’esperienza della montagna hanno saputo e sanno comunicare, non soltanto la capacità di fare i nodi ( ah, il barcaiolo con una mano sola!), o scendere in corda doppia
(la liscia parete da cui si ridiscende la Lucy, affacciandosi su una lama di cielo!) , o di scalare un diedro (però,quel bel diedro della Trenker!), ma la loro calma, sollecita o scanzonata a seconda dei casi, e il gusto che loro stessi ci provano……
Mi accorgo che la mia relazione è tutt’altro che tecnica, ma da questo punto di vista sono proprio una frana. Bastano pochi giorni perché comincino a confondermisi vie , tiri e passaggi.
Mi rimangono le immagini e le emozioni.
La felicità sul Sass de Stria che è stata la prima, e che poi, col suo profilo onnipresente era diventata una specie di presenza confidenziale, che quasi mi veniva di salutarla ogni volta che ci passavamo sotto arrivando al Falzarego.
La Comici , con le sue acrobatiche variazioni: spigoli, diedri, paretina, e anche una qual certa impressionante uscita sul vuoto da grotta.
Lucy alle cinque torri, e il caotico, cubico paesaggio da gioco di costruzioni per giganti, tra torri inclinate, torri crollate( solo pochi mesi fa e già spittate!) e torri squadrate che finiscono a cuspide come giganteschi cristalli opachi , e su ogni singolo piano dei tanti che si intersecano, lisci, verticali, inclinati, o strapiombanti, arrampicatori di tutti i tipi che ci si impegnano alacremente.
La Trenker alla Torre del Sella.
La Miriam e il suo passaggio al primo tiro(ah, cornuto!), per aiutarmi a superare il quale
Emanuele ed io abbiamo brevettato la tecnica della piramide umana, ma che poi mi è piaciuta da pazzi con i suoi passaggi aerei da brivido.
E infine la famigerata via del tetto col suo osticissimo primo tiro( ah, cornutissimo!).
Ma poi , che soddisfazione superare il tetto…!
Concludo abbracciando sinceramente tutti i miei amici di avventura, Danila, Silvia, Emanuele, Francesco. E poi Marina e Vittoria che hanno scarpinato per sentieri tra prati e boschi( mica male peraltro, a parte la crudeltà di Marina che non ha fatto visitare a Vittoria nemmeno una malga!).
E poi di nuovo con gratitudine , Ulisse e Maurizio, il quale ultimo si è anche prodotto nelle sue qualità di cuoco. E dimagriti non siam tornati….!