La mitica spedizione a Chamonix con il Maestro

con, in ordine di apparizione:

Heros, Cristina, Carletto, Emanuele, Enrico, Andrea, Daniele, Rififì, Mauro, Califfo, Beo, Paolo

 …tutto sembra più piatto! Lì per qualche ora hai avuto la certezza che The world is not a perfect sphere.

Insomma, nonostante il tempo incerto che ha segnato immancabilmente tutte le invernali di quest’anno. A partire dall’acquazzone al mitico Morra, che nessuno aveva preso come avviso..

Solo più in là con la stagione, e le uscite su neve fresca e incontaminata, avremmo capito!!! Benché un primo potente segnale ventoso c’arrivò dal Bove laddove la spedizione Imax  avrebbe potuto filmare spacciandolo tranquillamente per Everest.

Essendo di Scaramuccia, come si sa, nell’incertezza si opera anche alla faccia delle minacciose web cam chamoniniane.

La delusione sarebbe stata troppo grande, dopo mesi e mesi di allenamento e quintali di byte informativi trasferiti  in rete fra i partecipanti  (con tendenza all’aumento nelle ore dell’immediata vigilia).

Fino all’ultimo istante non si capisce quali saranno gli equipaggi.

Veramente anche dopo non è che vada meglio, tant’è che al ritorno cambio due macchine trascinandomi dietro gli associati bagagli, come sempre in via di lievitazione, per quell’inspiegabile fenomeno cui sono sottoposti in qualsiasi viaggio pur razionalmente e accuratamente preparato a tavolino.

Problematico  il recupero in itinere (quasi in orario sulla tabella di marcia per Beo a Barberino, mooolto desiato, prolungato e bagnato, in quel tristissimo posto che è Albiano, per Paolo).

Riusciamo ad arrivare a Chamonix (storico Ostello di Garconnets intorno alla mezzanotte, poco più o poco meno, con altre attese per strada causa dispersione mia e di Heros…che eravamo quelli che avevano fatto il viaggio più avventuroso a bordo della mitica Puntoacquadimare  della di lui madre!

Per Chamonix non gira un cane cui chiedere informazioni (a parte un ragazzo che Heros , per naturale inclinazione  vuol caricare presumendo sia un autostoppista); due telefonini entrambi in black out in attesa di riconnettersi alle rete di là del traforo. Nevemistapioggia…Altro?

Finalmente davanti al camino. Troviamo un piattino di crepès di Joel e i dolcetti di mamma, nonché l’immancabile tisana di Paolo (stavolta alla verbena).

Nanna nella suite a castello 2.000 ligues sur les pierres ; mia momentanea perdita dell’orientamento per raggiungere il bagno, ma tanto non ce l’ho mai quindi inutile attribuirlo al sonno…

Intanto Paolo s’è impegnato col Maestro per sedersi una mezz’ora, la mattina dopo alle sette. Piena di buone intenzioni lo invito a svegliare anche me come facevamo sempre in Dolomiti. Lo farà implacabilmente…..

Velata, diffusa e filmica convinzione che domani si riposi visto il maltempo.

Scopriremo presto (anche in senso squisitamente orario) che è del tutto malposta: sotto la neve la mattina alle 8,00 di nuovo unici esseri viventi in movimento ai piedi del Bianco.

Bello, però, e non freddo, andiamo verso Le Glacier de Bossons, il più basso (si fa per dire…) che scende direttamente dalla Nord del Bianco, abbastanza vicino da attaccare; ottimo per prima acclimatazione. Mentre camminiamo, -ci scommetto-, pensiamo tutti al Kumbu e agli himalaysti che fanno su e giù ventimila volte dal campo base prima di attaccare l’Everest. Ci sentiamo molto eroici e poco verosimili (soprattutto io, che avendo appeso male il caschetto allo zaino, dopo pochi metri l’ho già riempito di neve…).

 Il mitiko Bianco tanto atteso da Heros non accenna a comparire, sappiamo che c’è, ma non si vede….potete capire che tempo facesse!

Bar chiuso anche qui (ma Chamonix non era una località di punta??!?!!?), ma sono più che soddisfatta del meraviglioso café noir della mattina in ostello: finalmente in quantità abnorme per un italiano…

Arriviamo ad un rifuggetto (che ve lo devo di’ che era sbarrato anche questo?!), con bellissima terrazza panoramica sul ghiacciaio: sembra che si apra un po’ il cielo, ma è un’illusione ottica momentanea…

Impossibile calarsi in doppia per arrivare alla base ed arrampicare; è troppo alto il salto, e -quel che peggio- sta venendo giù tutto come da tipica parete nord.

Foto di rito, giro sui tacchi e..ci si toglie dalle p….

Sono sol’ le undicietrequarti e quindi, -per allenamento/acclimatamento/devozione/acquisizione Punti Paradiso, giù di corsa a Chamonix ad arrampicare su roccia nella locale falesia di gneiss, con piccozza e ramponi.

Solito frugale pasto e poi appiccicati lì. Traumatica l’informativa del Maestro di fare solo due o tre tiri perché si torna al ghiacciaio, -dall’altro lato stavolta-, per provare l’ebbrezza dell’ice climbing e fare il quantomai temibile qualcosa….

Sgommiamo dalla falesia alle una, ma ci sembrano già le sette di sera (siamo in movimento no stop dalle 8.30, e per fortuna  che fa brutto !?!?).

Cerchiamo di prender tempo per un caffè, ma la sfiga ci perseguita: tutto fermée.

Andiamo alla contrattazione: riusciamo ad estorcere al Maestro la promessa di fare un salto turistico in centro prima della cena!

Via di nuovo in macchina fino all’imbocco del Traforo,da lì scaletta comodissima e, con 20’ di avvicinamento siamo al ghiacciaio. Naturalmente dopo aver bypassato un vistoso cartello di danger n’est pas permis de continuer.

Da questo momento in poi,- vuoi i rumori delle costanti frane, vuoi l’imponenza del ghiacciaio, vuoi la sensazione che attraversando possa venir giù qualche valanghetta…-, adrenalina e incosciente curiosità a mille!

Offro alla parete e a Carletto che va volontario ad attrezzare una via, uno storico, intonso, preziosissimo chiodo da ghiaccio (come al solito da eredità acquisita…, io non c’avrei mai speso tanto), e a Gigi le piccozze con cui poi farà ancoraggio.

Il ghiacciaio è un’esperienza.  

Chi l’ha detto che il ghiaccio è una metamorfosi dell’impalpabile acqua?

E chi l’ho detto che si stanno sciogliendo?

Non potete capire quanto può essere duro (in tutti i sensi). Prima di assestare il colpo giusto che fa presa per la temibile piolet traction…eppoi non c’avevo i ramponi con le punte supertecniche da cascata??? Qui l’unica a cascare sono io, che imploro Paolo di tirare, ma la corda non si recupera più di tanto, al secondo che sale è già incastrata nel ghiaccio sommitale!

 Carletto mette lo storico chiodo per provare l’emozione eppoi decide ragionevolmente di ridiscendere. Gigi va su di lato, completamente sciolto per attrezzare un’altra via, ma arrivato in cima si decide che le due corde già su bastano e avanzano…

Inquietudine e perplessità del gruppo per capire come cavole recupereremo i materiali di sosta. Qualcuno avanza spiegazioni tecniche per i più e per lo più incomprensibili, ma tanto c’abbiamo la Guida al seguito!!

Proviamo tutti, con maggiore e minore lunghezza conquistata; si decide che io non sono atta a queste sicure perché non ce la farei a recuperare alcunché…

Ritorniamo alle macchine. Io ed Emanuele ci avvantaggiamo sono quasi le sei del pomeriggio, stiamo traguardando l’agognata passeggiata turistica in centro!

Tra hic et hoc siamo stati fuori circa 9 ore….dice il Maestro che può bastare come acclimatamento.

 Manco per la birra a Chamonix riusciamo a ricompattarci, e per fortuna che eravamo solo 13!

Qualche spesuccia e poi a cena, talmente stanchi che dopo, -quando ci passa a trovare Valeria (che avevamo già incontrata in centro, quant’è piccolo il mondo alpinistico!)-, a parte il Maestro, non è che riusciamo a tirar su una grande conversazione…Lei domani farà La Mer de Glace con gli sci (tutta in discesa, e non aggiungo altro); noi in linea di massima abbiamo optato per Les Cosmiques, perché con tutta la neve che ha fatta oggi Le Tacul è valangosissimo ed inavvicinabile. Scopriremo a nostre spese che di qua non cambia poi molto.

 Insomma, prima di dormire, ma dopo la doccia, facciamo una botta di conti e paghiamo tutte le pendenze. Alla fine dei giochi il tutto c’è costato 140 euro, non si può dire che non siamo risparmiasi, trattandosi di Chominix e Mont Blanc dove una tratta di funivia costa più dell’intero pernottamento/cena/prime colazioni/bagni con docce calde…!!! E il Maestro poi? E’ talmente risparmioso che anche in questo si distingue dalle Guides regolari dell’omonimo Bureau, tant’è che quando afferma che lui prende sempre la stessa cifra sia qui, che in appennino, che all’Everest…quasiquasi golosamente opteremmo per quest’ultimo.

 Insomma si sa che la montagna è severa come disse qualcuno di Scaramuccia, in situazione analoga, ma è pure tanto bella; anzi le due cose sono direttamente proporzionali, così non potete neanche immaginare lo spettacolo e la fatica che ci aspettavano ad Anguille du Midi, in una domenica di metà aprile del duemilaetre di pieno sole.

Dire cielo cobalto è scolorirne il tono; 50 cm di neve freschissima e incontaminata, bianco brillante ed abbacinante. Contrasti netti e forti come netta e forte è l’emozione di affacciarsi su La Mer Blanche.

 

Le Tacul appanica solo vederlo tanto è carico, e immediatamente ci illuminiamo su ciò che intendeva Gigi dicendo con un eufemismo che sarebbe stato pericoloso farlo…La vetta del Bianco è un paesaggio dell’anima; Punta Helbronner, Les Grandes Jorasses, e, viavia in secondo piano stagliati e netti la piramide del Cervino, e Le Plateau del Rosa. Ai lati i Satelliti non meno belli ed imponenti. È lì che abbiamo avuta la certezza che il mondo non fosse una sfera perfetta; anzi lì abbiamo proprio pensato che la situazione fosse capovolta e che oltre alle montagne ed all’effimero cielo, altro non ci fosse. Scontornati dai corpi (pure un po’ provati dal giorno prima…), c’eri e  basta. Ed era giusto esserci.

 

Cominciamo la discesa. A –8° è caldissimo; puntiamo verso Les Cosmiques, verifichiamo con una certa inquietudine precognitiva che di arrampicatori siamo gli unici, gli altri c’hanno tutti gli sci….

 Proseguiamo eroici ed imperterriti (nessuno mai si sarebbe tirato indietro, nonostante fosse già chiaro che sarebbe stato un bagno di sangue nella neve fresca ben peggiore del nostrano Pizzo Cefalone).

A conti fatti i metri di dislivello sono ben minori dei nostri soliti 1200/1500, però… neve ascellare, morbida, fragrante. Panna montata su cui non regge niente (infatti parecchia ne viene giù…), ed in cui sprofondi come in una soffice sabbia mobile.

Fare la pista (‘ché ovviamente, non c’era passato nessuno prima di noi…), significa fare 10 passi in 20’, spalando con in ordine di apparizione: gomiti, ginocchia, piccozza, solo per guadagnare centimetri.

Scorgiamo un'altra cordata che tenta l’avvicinamento al Tacul, ma ripiega indietro ben prima di noi, capirete perché….Gigi ci indica e descrive la via che porta in cresta all’Aiguille ed esce direttamente sul terrazzo della funivia. Ci basta; lo decidiamo all’unanimità. Tanto resta lì…mentre ognuno di noi fa l’esperienza dell’alta montagna navigando in 3.850 metri di neve vergine.